Il Presidente del WWF Italia ha dichiarato che: “Il WWF Italia si augura che il cosiddetto Decreto ‘Antinchini’ emanato lo scorso marzo a seguito dell’incidente all’Isola del Giglio - che stabilisce il divieto di navigazione in una fascia di 2 miglia marine dai perimetri esterni dei parchi costieri e delle aree protette nazionali, marine e costiere - sia solo il ‘giro di boa’ dell’azione del Governo per garantire rotte sicure di navigazione compatibili con la tutela dell’ambiente marino, delle specie che lo abitano e dei passeggeri che lo attraversano. Un obiettivo perseguibile anche mediante la piena applicazione della ricca normativa nazionale e internazionale già disponibile e il rafforzamento degli accordi tra gli Stati costieri”.
Il responsabile Mare dell’Associazione ambientalista ha quindi aggiunto che “Oltre a regole e norme più stringenti per rotte sicure, la tutela dell’ambiente marino va perseguita garantendo la sostenibilità di tutti i trasporti marittimi, a cominciare dai porti e dalle infrastrutture connesse, dove le navi effettuano ad esempio attività quali il conferimento dei rifiuti o il rifornimento di carburante, fino alla costruzione di navi ecocompatibili e tecnologicamente all’avanguardia, grazie anche a interventi di messa in efficienza energetica, così da ridurre le emissioni inquinanti.”
Il Mediterraneo, scrigno di biodiversità, minacciato da incidenti e sversamentiIl Mar Mediterrano (2,5 milioni di kmq per 3,7 milioni km³ e circa 46,270 di km di costa) è uno scrigno di biodiversità che vanta il 25% di specie endemiche (cioè animali e piante che vivono esclusivamente in quest’area, secondo nel mondo solo ai Tropici per l’importanza delle sue risorse naturali e in cui convivono 150 milioni di abitanti e da milioni di turisti, che si stima nel 2025 arriveranno rispettivamente a 220 milioni e 350 milioni.
Su questo ‘bacino di tesori naturalistici’ grava il traffico di merci (3,6 miliardi di tonnellate di beni movimentati nel solo 2010, +5,6% dell’anno precedente), trasporto di petrolio, per un totale di 9 milioni di barili ogni giorno, pari al 20% del greggio trasportato in tutto il mondo, di cui la metà scaricati nei soli porti petroli italiani (14 gli scali petroliferi, di cui Genova, Trieste e Venezia quelli principali; 9 le raffinerie sulla costa: Marghera, Falconara, Taranto, Livorno, Augusta, Priolo, Milazzo, Sarroch e Gela) e incidenti causa di sversamento in mare di idrocarburi (ben 27 per uno sversamento complessivo di 270mila tonnellate dal 1985 al 2010) di cui l’Italia detiene il triste primato per il greggio versato nei principali incidenti succedutisi negli ultimi 25 anni e, complessivamente, sono 2000 gli incidenti e 2447 le unità navali coinvolte (prevalentemente navi traghetto e passeggeri) che si sono succeduti nelle nostre acque territoriali in 10 anni (dal 2001 al 2010), come documentato in un recente studio del Ministero dei trasporti.
Tra i più recenti, vanno ricordati, oltre a quello della nave da crociera
Costa Concordia presso l’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012, preceduto dall’incidente occorso il 17 dicembre 2011 alla nave commerciale della
compagnia Grimaldi, che ha perso in mare 198 bidoni di sostanze pericolose, e seguito il 10 marzo 2012 dall’incagliamento di una nave cisterna sugli scogli del siracusano e il 17 marzo 2012 di una nave portacointener a Ganzirri-Messina.
Insieme alla rete di merci e idrocarburi trasportati, vanno considerate le infrastrutture connesse: 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche per una movimentazione complessiva di 2mila traghetti, 1500 cargo, 300 navi cisterna e centinaia di imbarcazioni commerciali per un totale di 200mila transiti ogni anno.