Arbacia lixula (Linnaeus, 1758)
Phylum Echinodermata
Classe Echinoidea
Ordine Diadematoida
Famiglia Arbaciidae
Genere Arbacia
Specie lixula
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Autore foto: Roberto Pillon
Informazioni aggiuntive
Nomi comuni italiani Riccio nero
Nomi comuni regionali e internazionali
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(I) Riccio maschio
GB=Black Sea-urchin - E=Erizo negro - D=Schwarzer Seeigel -
F=ursin noir -
In natura
Distribuzione In tutto il Mediterraneo, Atlantico orientale e lungo la costa Portoghese.
Descrizione Ha corpo leggermente compresso e subconico con numerosi aculei accuminati di colore nero intenso. Ha una apertura orale molto ampia e può raggiungere i 6 cm di diametro.
Vive su fondali detritici, rocciosi e praterie di posidonia dalla superficie fino a 45 metri di profondità.
E' una specie molto diffusa.
Caratteristiche Sopporta forti insolazioni ed è un animale piuttosto resistente. Non è comunque amante della luce ed è solito proteggersi accumulando sulle spine piccole pietre, conchiglie o altri detriti per farsi ombra. E’ attivo soprattutto durante la notte. E’ oviparo ed ha sessi separati.
In cattività
L'ambiente in vasca Rocce, alghe ed anfratti in cui ripararsi.
Necessita di illuminazione costante.
Temperature Può sopportare tranquillamente i 28°C.
Osservazioni E’ un brucatore formidabile, grazie alla “lanterna di Aristotele” può ripulire in breve tempo tutte le rocce di una vasca.

Gli organi riproduttori non sono commestibili in quanto contengono una sostanza amara, a differenza del Paracentrotus lividus che viene raccolto fin dall'antichità proprio per la raccolta delle cinque gonadi arancioni.
Varie e curiosità Le spine del riccio di mare rappresentano un capolavoro di ingegneria: composte da un singolo cristallo, dalla base alla punta aguzza, ricrescono nel giro di pochi giorni dopo essere state spezzate. Ora un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of Science ha scoperto il loro segreto. Anche se molti cristalli crescono a partire da atomi o molecole che si dissolvono in un liquido (zucchero e sale sono gli esempi più familiari), Lia Addadi e Steve Weiner hanno scoperto che i ricci di mare usano una differente strategia. Il materiale delle spine viene prima ammassato in una forma non cristallina, chiamata "carbonato di calcio amorfo" (CCA). Pacchetti di CCA fuoriescono dalle cellule che circondano la base della spina rotta e vengono spinti su fino all'estremità in crescita. Entro poche ore da quando arriva sul luogo, il materiale amorfo (composto da molecole disorganizzate ma densamente ammucchiate) si trasforma in cristalli di calcite, dove le molecole si allineano in una struttura ordinata. Addadi, Weiner e colleghi hanno usato quattro metodi di ricerca differenti, fra cui due tipi di microscopia elettronica, per studiare il CCA mentre viene depositato e trasformato in cristallo. "Ci siamo chiesti - ha affermato Weiner -perché gli scienziati non erano mai riusciti ad osservare un processo che sembrerebbe molto semplice. In effetti, poiché il CCA è una fase transitoria, abbiamo dovuto sviluppare nuovi metodi per individuarlo prima che sparisse". Lo studio è stato descritto in un articolo pubblicato sul numero del 12 novembre 2004 della rivista "Science". Fonte: Le Scienze
Alimentazione Macrofago erbivoro, predilige le alghe coralline.
Specie affini Arbaciella elegans
Incompatibilità Rocce incrostate e alghe coralline, di cui si ciba.
Difficoltà di allevamento
(Clicca qui per i livelli di difficoltà)
0 - Informazione non disponibile

Data ultima revisione: 20/11/2012
Autore scheda: Giovanni Verazza, con il contributo di Michele Abbondanza, Roberto Pillon


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