06-Corso di fotografia: le fotocamere digitali |
Scritto da Leda Masi |
Giovedì 31 Marzo 2011 22:20 |
Le fotocamere digitaliAutore: Leda Masi
Una macchina fotografica è una somma di elementi ottici, meccanici ed elettronici. Una fotocamera digitale non è meno complessa della sua controparte analogica per quel che riguarda le parti ottiche e meccaniche, mentre è ovviamente più potente e preponderante la componete elettronica. Non c’è una pellicola in movimento, ma tutte le altre funzioni rimangono le stesse. Struttura dell’immagine: con la pellicola abbiamo grani d’argento di diverse dimensioni distribuiti in modo casuale; con il digitale pixel di uguali dimensioni disposti su una griglia regolare. Registrazione del colore: i colori su una pellicola vengono registrati da strati separati sensibili a rosso, verde e blu; nel digitale i colori vengono registrati da filtri rossi, verdi e blu. Riproduzione del colore: pigmenti di colore ciano, magenta e giallo con la pellicola; per interpolazione dai colori dei filtri nel digitale. Qualità dell’immagine: nella pellicola dipende dalla sensibilità della stessa, dalla grana e dal sistema di sviluppo; nel digitale dipende dalla risoluzione del sensore, dal metodo di interpolazione e dalla compressione. Archiviazione: l’immagine è fissata con la rimozione dei granuli d’argento non esposti; nel digitale è registrata in forma numerica su supporti di memoria. Il compito di far arrivare l’immagine al supporto sensibile rimane affidato al gruppo ottico, le lenti, e la qualità delle stesse è importantissima in entrambe i casi. La funzione di controllo della scena inquadrata è svolta nelle fotocamere digitali da quattro diversi tipi di mirino: lo schermo a cristalli liquidi, che riproduce un’immagine a bassa risoluzione della scena ripresa. Mirino galileiano a visione diretta, che, come quello delle compatte analogiche, soffre dell’errore di parallasse e non consente il controllo della messa a fuoco. Mirino reflex, che per mezzo di un sistema di specchi consente di vedere esattamente ciò che l’obiettivo sta inquadrando, offrendo il massimo controllo sull’inquadratura e sulla messa a fuoco. Mirino ottico con minischermo LCD, che ha però una risoluzione troppo bassa per una valida messa a fuoco. I modelli di fotocamere disponibili sul mercato vanno dai semplici modelli base "punta e scatta‿ a macchine reflex professionali con obiettivi intercambiabili. Modelli base. Sono fotocamere da 2 Mp, con risoluzione dell’immagine di 640 x 480 pixel, o 1024 x 768. La qualità delle immagini ottenute è sufficiente per immagini da inviare via e-mail o pubblicare sul web, oppure per ottenere stampe di piccole dimensioni. Una qualità non eccelsa, ma il costo è contenuto e l’uso semplice e intuitivo. I modelli con sensore da 2Mp garantiscono una discreta qualità di stampa fino al classico 10 x 15. Ne esistono ormai infiniti modelli, da quelli ultracompatti, delle dimensioni di un pacchetto di sigarette, a quelli simili a una reflex, con zoom molto potenti. Hanno normalmente flash incorporato, diverse modalità di scatto, possibilità di lavorare in semiautomatico quando non addirittura in manuale. Fotocamere da oltre 3 Mp. Con questi modelli si possono ottenere stampe di ottima qualità con stampa ink jet fino al formato A4 e fino al formato A5 per una qualità professionale. La risoluzione offerta da queste macchine arriva fino ai 3200 x 2400 px, e ogni anno le case produttrici riescono a migliorare i propri sensori aumentando di conseguenza la risoluzione offerta. Molte di queste macchine di fascia alta danno la possibilità di scattare con rapporto immagine 3:2 (il formato classico di una pellicola 35mm), oltre che in 4:3, che è la ratio del sensore (e del televisore, per capirci). Ciò vuol dire che scattando nel formato 4:3 e poi stampando un classico 15x10, avrò la foto leggermente rimpicciolita e con dei piccoli bordini bianchi sopra e sotto l’immagine, oppure dovrò tagliare una fettina ai lati superiore e inferiore dell’immagine stessa. Invece impostando la ratio 3:2 in scatto, potrò poi stampare esattamente l’immagine nei formati classici senza alcuna perdita, anche se il file sarà più pesante. Nella scelta della fotocamera non basta tenere conto dei megapixel del sensore, ma si dovrà avere riguardo anche alla robustezza del corpo macchina e all’affidabilità delle parti meccaniche ed elettroniche, nonché alla qualità delle ottiche, al tipo di sensore, alla compressione delle immagini, alla possibilità di controllare manualmente i valori di scatto. Si tratta di una spesa più impegnativa rispetto alle fotocamere di fascia inferiore, ma la spesa è giustificata dalle prestazioni che apparecchi di questo tipo possono offrire. Una macchina di fascia alta (4-5 o 6 Mp) richiede molto più spazio per l’archiviazione, e quindi schede di memoria più capienti e veloci, e spesso tempi di elaborazione più lunghi. Al momento dell’acquisto è bene controllare che il numero di pixel dell’immagine dichiarato sia effettivamente quello delle immagini finali, poiché a volte le case mettono in commercio camere con sensori da tre Mp e vantano la produzione di immagini da 4. I pixel in più sono in realtà il risultato di processi di interpolazione, per cui l’immagine sembra contenere più dati di quelli che in realtà contiene. Prima dell’acquisto conviene quindi accertarsi che l’immagine presenti il massimo dettaglio, che i colori siano fedeli e che il contrasto sia realistico.
Fotocamere SLR e simil-SLR (SLR-like). Le fotocamere digitali reflex a singolo obiettivo sono decisamente le più versatili. il primo tipo mostra l’immagine su un vetrino di messa a fuoco come una comune reflex meccanica; il secondo su uno schermo LCD; questo sistema non essendo puramente ottico ha il difetto di consumare parecchia energia. Nelle simil-SLR, è montato uno zoom molto potente (almeno 6x) eventualmente abbinabile ad ottiche aggiuntive.
Dimensioni del sensore, campo visivo, lunghezza focale e focale equivalente. L’obiettivo di una fotocamera produce un’immagine circolare, mentre il sensore o la pellicola registrano un’immagine rettangolare: se la diagonale del rettangolo arriva ai bordi del cerchio avremo il campo di ripresa più ampio, altrimenti sarà ridotto. Molte macchine digitali utilizzano obiettivi per il formato 35 mm, ma i sensori sono più piccoli del fotogramma e registrano solo la parte centrale della scena inquadrata dall’obiettivo. Di conseguenza l’angolo visuale diminuisce, cioè il campo ripreso equivale a quello di un obiettivo di focale più lunga. La lunghezza focale indica se un obiettivo è un grandangolare o un tele; l’obiettivo “normale" ha una lunghezza focale pari alla diagonale della pellicola/sensore. Nel formato 35 mm questo obiettivo è il 50 mm. Nelle fotocamere digitali la lunghezza focale “normale" varia in funzione della dimensione del sensore. Come riferimento si usa la “focale equivalente" per il formato 35 mm. Il seguente disegno può essere utile per farsi un’idea delle dimensioni dei più comuni sensori:
Al momento di scegliere una fotocamera digitale infatti è bene soffermarsi non esclusivamente sul numero di milioni di pixel dell’immagine, ma anche sulle dimensioni del sensore e sul suo tipo: maggiori le dimensioni, maggiore sarà la qualità dell’immagine ottenuta. Vediamo quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi dello scegliere una macchina digitale, con particolare riguardo alla fotografia subacquea: il primo vantaggio sta senza dubbio nella possibilità di verificare immediatamente la riuscita della foto e di apportare le necessarie modifiche: ciò che vedi nel display è effettivamente ciò che registrerà la macchina, quindi si può immediatamente correggere l’esposizione, l’intensità del flash, l’inquadratura, la composizione, ecc. La possibilità poi di rivedere subito l’immagine appena registrata, ed eventualmente rifarla, è decisamente un valido aiuto. La grande capienza delle schede di memoria, e la possibilità di cancellare un’immagine per far posto a quell’ultimo imperdibile scatto, che inevitabilmente si presenta quando il rullino è finito…anche questo è un bel vantaggio! Su una scheda da 128 Mb si possono registrare fino a 40 immagini ad alta risoluzione e fino a 15 in RAW. Molte macchine offrono la possibilità di alloggiare due schede, raddoppiando così la capienza, e oggi le schede da 256 Mb o da 512 Mb sono diffusissime e relativamente poco costose. Le immagini riprese con una fotocamera digitale hanno una profondità di campo molto maggiore di quelle riprese con la pellicola: poiché la profondità di campo e’ inversamente proporzionale alla lunghezza focale "vera" e direttamente proporzionale al diaframma, le lunghezze focali molto corte utilizzate normalmente dalle fotocamere digitali aumentano la profondità di campo. Per fare un esempio, una macro ripresa con un 105 mm su pellicola ha una profondità di campo di circa 6.35 mm; lo stesso scatto con una digitale può offrire una profondità di campo fino a quattro volte più ampia (qualcosa come due centimetri!). Questo dà un vantaggio anche fotografando in grandangolo con poca luce: le riprese in queste condizioni con una digitale hanno bordi e sfondi più nitidi. Non avendo otturatori meccanici, le digitali consentono di sincronizzare il flash con tempi molto veloci, fino a 1/800, valido ausilio in condizioni di luce ambiente intensa e quando si voglia congelare un’azione repentina o fermare i raggi di luce provenienti dalla superficie. Un ulteriore e non piccolo vantaggio è dato dal fatto che la maggior parte delle digitali utilizza obiettivi zoom con ampia gamma di lunghezze focali, con una distanza minima di messa a fuoco veramente ridotta: intorno ai 20 cm. Utilizzando questi obiettivi si possono realizzare foto d’ambiente e macro spintissime senza cambiare obiettivo, semplicemente regolando lo zoom. Alcune macchine hanno poi una funzione aggiuntiva che riduce ulteriormente la distanza di messa a fuoco, fino a 3 cm o meno, permettendo di scattare macrofotografie con rapporti di ingrandimento altissimi e riducendo la colonna d’acqua fra camera e soggetto a dimensioni ininfluenti. Un’altra caratteristica che può rivelarsi interessante è la possibilità di cambiare la sensibilità della "pellicola" durante l’immersione, per adeguarla a differenti condizioni ambientali, e quella di cambiare addirittura "tipo" di pellicola, qualora si presenti la possibilità di uno scatto particolare. Così si possono fare tranquillamente i primi 30 scatti con sensibilità 64 e a colori, e poi impostare sensibilità 400 e bianco e nero se si incontra un ambiente che lo richiede.
Queste due immagini ritraggono lo stesso soggetto (non molto interessante a dire il vero!), nello stesso momento, ma non essendo convinta del colore ho potuto provare un bianco e nero con sensibilità 400.
Un altro esempio della versatilità del digitale: una scena banale si trasforma in un’immagine suggestiva semplicemente impostando una sensibilità maggiore ed escludendo il flash. E immediatamente dopo si può tornare ai 64 ISO! Una critica che spesso si sente fare alle fotografie scattate con tecnologia digitale è che le immagini siano poco dettagliate. La mia personale esperienza mi farebbe lamentare esattamente il difetto contrario; in ogni caso quasi tutte le fotocamere di fascia alta e le RSL permettono il controllo dello "sharpening", che si può settare più o meno accentuato.
Un problema che a volte si fa sentire con le più comuni fotocamere digitali compatte è la difficoltà di controllare la messa a fuoco nel display scattando macro un po’ critiche. Il mirino ottico è decisamente più preciso e utile nelle fotografie a distanza molto ravvicinata e con pochissima profondità di campo o con soggetti molto piccoli. D’altro canto, in situazioni meno critiche, l’uso del display consente di impugnare la fotocamera a braccio steso, il che è utile per avvicinare la macchina al soggetto senza avvicinare anche l’operatore, ottima soluzione per fotografare soggetti un po’ schivi.
… un esempio …
Un esempio di come si riesca a rovinare una bella foto … uno o due stop di sottoesposizione forse avrebbero giovato, oppure si poteva inquadrare il soggetto diversamente, escludendo la zona troppo luminosa (ne avrebbe guadagnato anche la composizione dell’immagine!).
Il vero "tallone d’Achille" della fotografia digitale, in particolare quando si parla di fotosub, è il ritardo che intercorre fra il momento in cui si preme il pulsante di scatto e quello in cui l’immagine viene effettivamente registrata. Inoltre, maggiore è la definizione che si è impostata per lo scatto, maggiore sarà il tempo fra uno scatto e il successivo. Un modo possibile per ridurre questi tempi è di non premere subito a fondo il pulsante di scatto, ma di premere a metà per fissare il fuoco: in tal modo la macchina prenderà molto meno tempo per trovare la messa a fuoco corretta quando deciderete di scattare. Un buon sistema, ma francamente un po’ di difficile realizzazione. Un'altra possibilità è offerta da alcune macchine, che consentono lo scatto in sequenza fino a 8/10 scatti senza rilasciare il pulsante di scatto; sistema utile per riprese di scene in evoluzione, ma tenete presente che a fine sequenza la macchina vi chiederà un po’ di tempo per elaborare e memorizzare le immagini.
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Ultimo aggiornamento Lunedì 16 Maggio 2011 12:53 |